“And if I see you’ round like a ghost in my town “
( cit. The wolf . Phildel)
Una frase tra le note di “the wolf” di Phildel sbocciò dalle cuffie e mi risuonò dentro come una domanda molto personale.
“…e se dovessi vederti mentre ti aggiri come un fantasma nella mia città?”
A labbra semichiuse risposi
“ mi troveresti così”
Avevo lasciato la mia casa sicura per recarmi al laboratorio analisi, e lì ,in mezzo alla strada, vagavo in una bolla di finta libertà come un pesce nella boccia. Le mie pareti di vetro erano i confini e i permessi scritti sull’autocertificazione.
Il permesso di varcare la soglia
il permesso di chiedere risposte alla scienza
il permesso di farlo dentro il mio sangue.
In fin dei conti scorre sempre del sangue quando s’intraprende una strada , che sia incrostato sulle ginocchia dopo le cadute, che sia qualche rinuncia sofferta alla fine di una lotta o nella salita sul Golgota.
Il torace diventò la cassa di risonanza di emozioni forti e confuse, di un respiro che si era dimenticato.
L’istantanea di un momento sospeso tra passato e futuro, pesante come il presente in cui si sceglie, si agisce e si sente, si attende.
La bozza , come vuole la sua natura, non riporta una storia completa, ma gli elementi che solo in secondo momento si riconoscono come rilevanti.
Per me è come un mazzo di chiavi, uno antico legato alla cinta della governante di casa, un mazzo dove si mimetizza la chiave più piccola che apre la stanza segreta.
Sarà la chiave per un giardino segreto o quella macchiata di Barbablù?
Ad ogni modo la cosa sorprendente di questo lavoro non è la mia realizzazione finale, ma un’avvenimento tra la bozza e l’illustrazione finita. Prima di diventare un disegno è stata trasformata in uno scrigno di racconti. Non da me.
E’ accaduto infatti che un gruppo di scrittori ha selezionato questa e un’altra immagine mettendo in atto una macchina di menti ed esperienze assolutamente prolifera. Si è trattato di un concorso, ormai concluso, dove chiunque volesse poteva lasciarsi ispirare nello stendere un racconto. Il risultato è stato per me entusiasmante.
Ho letto e assaporato il genio di menti che ha travalicato il mio mondo, come se il mio disegno fosse il là per un coro polifonico. È successo che questa ragazza dai tanti nomi si aggira per le strade non sapendo se è la città ad essere un fantasma o se ad esserlo è lei stessa. È la ragazza dalle mille storie.
Se la vostra curiosità vi suggerisce un approfondimento vi lascio il link
Dopo la godutissima scorpacciata di racconti ho capito che la bozza, i racconti e la stampa finale hanno una cosa in comune. Lo scheletro.
- Un momento sospeso tra passato, presente e futuro, tra buio e luce.
- Una città che rappresenta la paura o elementi nefasti da lasciare indietro
- Un cuore pulsante e sproporzionato che legge la realtà e diventa fulcro di tutta, tutte le storie.
- Il pesce nella boccia che la ragazza si porta dietro come unico bagaglio, unica cosa da salvare da quel passato, ma anche il simbolo della prigionia.
E il finale? …magari sarebbe più corretto parlare di “finali” perchè la persona presente tra passato e futuro esiste ogni giorno, ogni momento.
E tu? Come ti troverei se t’incontrassi per la strada della tua città?