Sin da bambina ho subito il fascino delle stelle.
Attendevo di vederle cadere in quella scia fugace sorpresa nel cielo immobile, talmente improvvisa che non lasciava il tempo di fare ragionamenti, ma pesca il desiderio che ti sta più a cuore.
Era come un messaggio segreto tra me e l’infinito.
Quel lampo era una parola dolce al cuore “ti vedo, ti ascolto”.
Per questo motivo, guardando il presepe, facevo attenzione alla stella cometa più che ai personaggi, ridotti a un lavoretto scolastico.
Lei potevo osservarla partendo da un’esperienza reale della mia vita e la natività non è forse Dio che entra nella nostra storia, nella carne, nella realtà?
...
In questo disegno la cometa non si vede, è andata a prendere i re magi, ma in qualche modo, lo stupore per lei mi ha guidato di nuovo davanti alla natività di Gesù:
La mia ombra è dentro a quella dei pastori e si proietta sulla scena.
Dante la chiamava “l’ombra della carne”, la proiezione che fa intuire la presenza fisica del corpo in un luogo.
Che ci faccio qui? Osservo.
M’ incuriosisce Maria, che dopo tutto quello che ha sofferto, parto compreso, sia rappresentata fresca e pulita. Perfetta.
Mi sforzo di ricordare quando, nonostante la stanchezza, non riuscivo a chiudere gli occhi, puntati su mio figlio ,stretto nella copertina, che dormiva beato.
Quel momento lo ricordo “perfetto” anche se non ha cancellato le fatiche, ne prima ne dopo.
Eccolo allora che riconosco il dolce sguardo contemplativo e materno di Maria. Lo sguardo di mamma accompagnato dall’istinto di toccare tuo figlio e capire che è lì.
È reale.
Per questo Maria studia affettuosamente Gesù e gli tocca la manina cercando di non svegliarlo. Infatti lui sta dormendo beato nonostante sia in una grotta.
La parte fisica di Maria ,quella che ha retto il parto, non è censurata, ma custodita sotto il manto di Giuseppe, quel mantello che ,tenuto e posto dalle sue mani amorevoli di marito e padre, prende la forma di una grotta sopra la scena.
Giuseppe, con il suo “si” ha dato una nuova casa che richiama l’eternità e non a caso dentro il manto c’è la notte stellata che incornicia Maria, preannunciando la futura assunzione in cielo, in anima e corpo.
Il lato esterno del mantello è decorato con semi d’acero, quelli che planano dall’alto elegantemente per dare nuova vita, e dai rami del cedro del Libano tanto sacro al vecchio testamento. Non a caso Il re Davide costruì il suo palazzo con il legno di cedro.
Lo stesso re Davide da cui Giuseppe discende, ma il cui rango non ha protetto la sua nuova famiglia dalla persecuzione.
Giuseppe usa questa sua eredità per costruire la casa del vero re. Lo legittima davanti al mondo.
Questa scelta viene da lui che è un uomo giusto, ma anche dall’amore che vive nel matrimonio con Maria, quell’amore coniugale rappresentato nelle loro vesti decorate con gigli, bianchi come le fasce in cui è avvolto il bambino e che simboleggiano il sudario e la morte.
Gesù sconfiggerà la morte, lo suggerisce la gamba, quella intrecciata al braccio di Maria, che si libera per ricordare che quel sudario verrà trovato vuoto.
...
Con lo sguardo cerco il motivo per cui il bambin Gesù non ha freddo così svestito, ed ecco che guardando un po' indietro vedo l’asino e il bue scaldarlo con il loro respiro invece di innervosirsi perché quella nuova creatura ha preso il loro posto. Tutta la creazione converge verso questo bimbo che dorme.
Dorme beato come l’agnellino che verrà sacrificato, ma non ora, ora è il momento della tenerezza. L’agnellino è un dono dei pastori, come lo è il cibo in primo piano, non per un lattante, ma per i suoi genitori.
Un segno di gratitudine pratico e di sostegno a quell’amore coniugale che ha accolto la vita nuova, perché i bambini, pur senza un passato loro, arrivano in un momento storico non casuale. Arrivano nella storia già avviata dei genitori, buona o cattiva che sia.
Dio si è messo nelle mani di un uomo con un grande peso storico di discendenza, un uomo che attraversa i dubbi di padre, che di li a poco sarà un rifugiato, e di una madre proveniente da Nazareth.
(Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?)(Giovanni 1:46)
Dio non toglie la condizione umana, ci entra dentro e la trasforma, amandola e vivendola, in tutta la sua faticosa meraviglia.
“Nulla manca dove c’è tutto” dice san Bernardo di Chiaravalle.
Controlla tra l’ombra dei pastori perchè ci sei anche tu e la tua voglia di prendere quel bimbo che nonostante tutto dorme beato.
Buon Natale.
1 commento
gli auguri già fatti, mi piace quella mano che discreta ma presente che indica che non è importante stare sotto i riflettori, che tutti ti notino ma che ci sei e segui i tuoi "compiti " sapendo che ti renderanno felice, perchè sei la davanti alla meraviglia che può cambiare la vita di ogni uomo